sabato 17 giugno 2017

venerdì 28 aprile 2017


Nomen est omen. Silenius fu in vita quello che il suo nome suggerisce: un saggio idiota troppo vizioso per aver cura di sé.
La sua saggezza era assolutamente inutile, non la si poteva applicare alla realtà... come l'arte, votata unicamente a soddisfare esigenze dell'intelletto.
Saggezza è inettitudine alla vita.
A dimostrazione di ciò, dell'inefficacia di tale dote, e dell'incapacità di questa nel risolvere i problemi comuni, quasi a sfregio delle sue stesse capacità,
allestiva al mercato un banchetto e vendeva, a un prezzo assolutamente onesto, ampolle della propria saggezza sublimata.
Tutti in città l'avevano comprata, persino i più scettici almeno una volta s'erano lasciati sopraffare dalla curiosità, e nessuno era mai tornato a lamentarsi,
ma in verità nemmeno a compiacersi d'aver ricevuto in dono inauditi prodigi. Dalla bocca delle persone sempre più spesso si sentiva pronunciare 'Diffida la saggezza!',
ma di soppiatto, poiché in fondo lo compativano.
Fu in questa bizzarra e stravagante circostanza che conobbi Silenius.
Trovai al mercato il suo banchetto, con tante ampolle dalle dimensioni più variegate, riempite con un liquido color rosso, limpido e cristallino, dall'aspetto di un distillato;
un'etichetta riportava la scritta 'sapientia'.

dal racconto Il mago Silenius, nel libro "Racconti VOL III - Fiabe noires, passioni e decadenza"

http://www.youcanprint.it/fiction/fiction-generale/racconti-fiabe-noires-passioni-e-decadenza-vol3-9788893061247.html

giovedì 27 aprile 2017


Non siamo che polvere... tra cent'anni sarà come se non fossimo mai esistiti, e con questo non solo noi stessi ma pure il mondo come lo conosciamo ora.
Tuttavia, se indossassi un cappello alla Napoleone e impugnassi una spada, e mi preoccupassi di sottomettere le nazioni ponendole di fronte all'alternativa
dell'annientamento, allora non solo la mia immagine sarebbe proiettata all'infinito, ma con essa vivrebbe per sempre anche il mio mondo.

dal racconto di Parnassós II, nel libro "Racconti VOL III - Fiabe noires, passioni e decadenza"
http://www.youcanprint.it/fiction/fiction-generale/racconti-fiabe-noires-passioni-e-decadenza-vol3-9788893061247.html

venerdì 14 aprile 2017

... con le mani ancora tremanti, lorde di un invisibile inchiostro che non macchia la pelle ma tinge di nero l’anima e che né la pioggia, né le lacrime, né null’altro potranno mai lavar via, io, dinanzi al cadavere dell’uomo che fu Richard Flanagan, rividi la fotografia di quella fanciulla, …
e tutto intorno svanì: la casa sfumò, il corpo senza vita si dissolse come brina sublimata, e non sentii più sulla mia anima l’orribile e opprimente peso del peccato.


giovedì 1 dicembre 2016

Racconti Vol III



FIABE NOIRES, PASSIONI
E DECADENZA




Nel terzo volume della raccolta di racconti lo scrittore rimane fedele allo stile gotico/vittoriano ma rielabora tematiche e soggetti sotto una luce differente. Il suo mondo ideale ha subito una sorta di degrado, e sedotto dal fascino di una decadenza corrotta esplorerà l'intimo conflitto che lo affligge, inoltrandosi tra abbozzi di fiabe e immagini sensuali, sogni e incubi, desideri repressi e brame d'apocalisse. 


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Prefazione:



Rari nantes in gurgite vasto[1], tale fu la condizione di Enea sopraffatto dalla furia della dea Giunone, avversaria della città di Troia, che con l’aiuto di Eolo distrusse le imbarcazioni della sua flotta.

L’Eroe, lasciate le macerie della città che aveva difeso audacemente, capitolata nell’epica battaglia, all’apice di una colossale impresa che vide il tentativo di approdare a una nuova terra in cui stanziarsi e proliferare, si espose alle incertezze e alle avversità del destino.



Simbolicamente fu un viaggio cognitivo, in cui si vide da parte di Enea, per necessità, una separazione dalle radici che lo generarono e che fino a quel momento l’avevano nutrito; dovette rivedere le proprie considerazioni e mettersi in discussione: il primo passo per porre le solide fondamenta di una nuova realtà.

È il bruco che si fa crisalide, e abbandona le proprie spoglie infime per divenire farfalla, vi è in questo una sorta di elevazione.



Figlio di Venere, dea della bellezza e dell’amore, e di un mortale, Anchise, vi era in lui, dal punto di vista filosofico, una condizione di dualità. Era necessario che ambo le parti, in forte contrasto, coesistessero in sintonia, che non vi fosse tra loro alcuna sorta di astio e ostilità, che raggiungessero insomma un equilibrio perfetto, stabile e duraturo.



Così in me medesimo, a guisa del prode Enea, alla distruzione dei miei preconcetti, dei miei personalissimi dogmi e verità assolute, avvenuta così… per caso, o per capriccio di qualche indomita e suscettibile divinità, mi ritrovai a brandelli nel vasto mare insidioso, sopraffatto dall’impeto di una tempesta che insieme portò caos e scompiglio, in balia dei flutti e delle loro fauci spumose.

Occorre recuperare i cocci, rimetterli insieme secondo un nuovo ordine, e per fare questo si deve trovare una nuova ispirazione, un’energia innovativa. E analogamente mi riconobbi dotato di uno spirito prettamente dualista, per antitesi sacro e profano, le cui metà sono schierate l’una di fronte all’altra come due eserciti avversari. Bisogna fare appello a un equilibrio che non sia precario, poter contare sulla coesistenza pacifica delle fazioni diametralmente opposte, e ciò può avvenire non accettando compromessi bensì ascoltando le ragioni di entrambe ed essere così abili da “unificarle” e creare da queste una forte e unica ragione.

Un’ardua impresa, dal momento che gli eserciti sono armati fino ai denti e appesantiti da scudi e spade, pronti a muover guerra al primo sibilo di vento. Nell’intimo del mio mondo, per voi piccolo e insignificante, ma per me il solo mondo che conosco nonché il migliore nel quale potrei mai vivere, impera una tempesta e un tumulto silenzioso di una potenza insieme distruttrice e creativa.



Per un ulteriore concetto di dualismo si prendano in considerazione gli epiteti Marco e Sonia: dall’analisi dei nomi si può apprendere che sono rispettivamente consacrati alle divinità Marte (o Ares per i greci) e Minerva (Atena), entrambi relazionati alla guerra, con la differenza che mentre il primo è dedito ai suoi aspetti più cruenti e impulsivi, la seconda si occupa delle strategie, delle astuzie, insomma rappresenta i suoi aspetti più nobili. Marco e Sonia sono pertanto due opposti uniti in uno. E duo unum.

Se invece ci riferissimo alla filosofia cinese, nulla meglio del simbolo del Taijitu, rappresentazione di yin e yang, identificherebbe questo concetto, espresso infine dalla locuzione:

“Il seme della sapienza, in terreno fertile, genera buoni frutti”.

Il seme è l’estro, l’ispirazione, l’idea; la sapienza deriva da Sonia, ipocoristico di Sofia, a sua volta per etimologia significa “sapienza” o “saggezza”; il terreno fertile è la mia mente, l’abilità dell’artista; i buoni frutti sono le opere, l’arte.



Fiabe noires, passioni e decadenza è il mio viaggio introspettivo e il mio tentativo di trovare un equilibrio; di fatto, il terzo volume della mia precedente raccolta di racconti, può in realtà essere considerato un’opera a sé.

La visione ideale caratteristica delle scritture precedenti è spogliata della propria “idealità” e viene riproposta in un quadro più concreto, non per questo realistico e pragmatico; piuttosto si può parlare di “disillusione”.



Racconti molto variegati, di tematiche e concetti differenti, esponenti delle due metà in lotta per un equilibrio; ho scelto di non dividerli in gruppi poiché il viaggio è uno, uno solo. E pluribus unum.

Un viaggio che spazia dalla rielaborazione della fiaba classica a esposizioni di natura corrotta, perversa, durante il quale si incontrano la figura della donna eterea e ideale in contrasto con quella della donna viziosa e impura; si conoscono nozioni dogmatiche e ascetiche, è infine un’ascesa all’apocalisse. Il retroscena è ancora una volta in contrasto: si attraversano pertanto lande fiabesche e idilliache e si solcano mari focosi e sensuali, sempre sopraffini e di gusto. Elemento di giunzione è la componente metafisica, apprezzabile sotto diversi aspetti, che risiede nel concetto di “oscurità”.



È un assenzio bevuto alla francese.

La fiaba è l’assenzio, portentoso e mistico, troppo vivace tuttavia per essere gustato singolarmente; la passione può essere l’acqua, di per sé infima, scialba e misera, che mesciuta all’assenzio diviene superlativa ed è capace al tempo stesso di renderlo apprezzabile; la decadenza è infine lo zucchero, che dà quel gusto in più, fine e completo.

L’artista è il “mezzo”, e rappresenta insieme caraffa, cucchiaio e calice; il lettore ne gusta il prodigio.



In questa maniera Enea, del quale la mia opera carpisce solo l’emblema, approdò alla nuova riva, e voi con lui. Assisterete alla sua aurora, al suo risorgimento, che sono tramonto e decadenza. Il viaggio è ben lungi dall’essere concluso.



-E duo unum-
così apprese dinanzi all’oracolo di Sonia
al suo trentesimo genetliaco, l’Autore






[1] Virgilio, Eneide, Libro I, vv. 118.

martedì 29 novembre 2016

Racconti Vol I e II



RACCOLTA DI OSSESSIONI,
SUGGESTIONI 
E VISIONI ONIRICHE




L'opera in due volumi raccoglie una serie di racconti di ispirazione gotico/vittoriana ordinati per tematiche. L'autore utilizza uno stile ottocentesco che richiama quello degli scrittori classici del genere. Sono ricorrenti le riflessioni sull'amore, la morte, la reincarnazione, il confine tra mondo terreno e mondo degli spiriti. È una lettura introspettiva, enigmatica, per gli idealisti e i nostalgici


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Prefazione:



Non ammetto l’elogio o la critica per quanto ho scritto in questo libro, venga esso considerato un capolavoro o un’infamia. Non me ne darete il merito né m’attribuirete alcuna colpa, io non sono nessuno, sono solo uno strumento, un mezzo: l’imperfetto ambasciatore al servizio dall’Estro, l’unico vero artefice della parola scritta. L’Estro come passione, ispirazione, l’Estro come tempesta e impeto.
Non si tratta della semplice dedizione di uno scrittore all’arte, o a un modo come un altro per esorcizzare insofferenze, angosce e rancori, per illudersi di sogni e ambizioni; è la testimonianza di qualcosa di superiore, sovrumano e sovrannaturale, di un mondo alternativo, fittizio o immaginario, parallelo o semplicemente passato, al quale ogni volta approdato come a un’isola di salvezza per goderne gli agi spirituali.

I miei racconti non sono certo di facile lettura e comprensione, la mia è una scrittura complessa, contorta, ermetica; non è per me prerogativa intrattenere o soddisfare il lettore comune. La mia scrittura è semplicemente affermazione di sé, del proprio ego.
È soprattutto un viaggio introspettivo, di abbandono, per un de-dalo senza tempo, tra nostalgie di un’epoca remota e visioni moderne rivedute in chiave passatista; tra considerazioni chimeriche degli stati ideali ed esaltazioni del mondo sovrannaturale e mistico.
Credo all’amore, alla vita, e così agli Dei, alla morte e alla reincarnazione; il confine tra il mondo terreno e il mondo degli spiriti non esiste, è solo frutto di una cecità imposta dai dogmi e dal progresso.
A tutti coloro che reputeranno i miei racconti nient’altro che frutto della fantasia invito a guardare oltre, a dimenticare la luce accecante e a diffidare delle false promesse, di chiudere gli occhi e aprire la mente all’oscurità, affinché le stelle possano guidare la psiche al giusto fine. Qualora non riusciste, non giudicatemi, viviamo semplicemente la vita su due piani differenti.
L’opera è divisa in due volumi, nei quali i racconti non compaiono in ordine cronologico di composizione ma sono raccolti in cinque tematiche principali.


Nel primo volume:

Suggestione: poiché tutto può essere fonte di ispirazione e racchiudere in sé una storia da raccontare;

Occhi e fotografia: emblema di una passione per il XIX secolo e in particolare per le arti fotografiche, le usanze e i costumi di quegli anni. Raccoglie tutte le storie ispirate dalla contemplazione di fotografie dell’epoca vittoriana, uniche e originali, presenti nella mia personale collezione.
Dal mio punto di vista di notevole interesse è la storia della trilogia “Occhi”, in omaggio a due cabinet cards della medesima ragazza comprate all’asta in due occasioni differenti, intercorse a un anno di distanza. Il seguito, infatti, è stato concepito solo dopo aver trovato per puro caso la seconda fotografia.


Nel secondo volume.

Ossessione: di tema intuibile, personaggi assillati da incubi, da manie e fissazioni, pronti piuttosto a rinnegar se stessi che il proprio soggetto ossessivo;

Onirico: dal dizionario, “attività psichica che ha luogo durante il sonno, caratterizzata da emozioni, percezioni e pensieri che si strutturano in una successione di immagini generalmente non regolata dalla logica o dalle normali convenzioni sociali, anche se apparentemente reale”. Niente meno che la raccolta di storie elaborate sulla base di sogni e incubi di me medesimo;

Omaggio: in onore agli scrittori che più hanno contribuito alla mia formazione, agli artisti più influenti, a volte anche banali chissà, che pur hanno avuto un ruolo importante nella mia vita; e ancora alle anime affini mai incontrate, alle spose di vite precedenti e future.
Abbiate rispetto di tutti i personaggi che incontrerete, dedicate a loro il tempo e le attenzioni che meritano, sono i miei figli, i miei compagni, le mie amanti. Come Prometeo li ho plasmati e ho donato loro il fuoco. Non biasimateli per i loro vizi e le loro colpe, punite me, che sì questa volta accetto di buon grado la punizione. Punite me, io solo affronterò la Nemesi divina incatenato alla roccia dell’aquila.

Così scrisse Marco Bianchini, nato il 27 giugno 1985, fuori posto, fuori tempo.

l’Autore